Andiamo avanti anche senza di loro. Perchè noi abbiamo dignità nazionale. Il ricorso in appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Piemonte, lo facciamo noi, la base del movimento antinucleare. Per loro, per i latitanti partiti e associazioni nazionali, 10 mila euro sarebbero bruscolini. Per noi, saranno uno sforzo titanico. I numeri di conto corrente per la sottoscrizione nazionale, la terza, sono sempre gli stessi: (specificare sempre la causale: "Nucleare Alessandria")
conto corrente bancario, intestato a Medicina Democratica Scrl C/C 10039 ABI 05584 CAB 01708 CIN W Codice IBAN - IT50W0558401708000000010039
oppure
conto corrente postale n. 22362107 intestato a Pro Natura Torino Via Pastrengo 13, 10128 Torino.
Davide contro Golia, noi contro governo e soci. Dobbiamo tentare di battere la sentenza del Tar che ha ammesso il deposito Sogin a Bosco Marengo (Alessandria) autorizzato dal governo con la complicità di comune, provincia e regione; un deposito di scorie nucleari dichiarato “provvisorio” e nel contempo “a tempo indeterminato”, e che dunque tutti sanno che sarebbe definitivo. Infatti, una volta accettato il deposito locale, il governo non si sentirebbe più costretto a costruire, per legge, il deposito nazionale ultra blindato e sicuro per millenni. Migliaia di fusti radioattivi, sia già stoccati che in arrivo, resterebbero sine die nel più insicuro dei siti e nel più insicuro dei depositi: in mezzo alle città, un semplice capannone pericolosissimo bersaglio per attentati, incendi, terremoti, alluvioni, cadute di aerei e meteoriti, con effetti catastrofici in aria e in acqua per centinaia di migliaia di persone, comprese le generazioni future per centinaia di anni.
Il ricorso pilota di Bosco, per denuclearizzare Alessandria, è importante non solo per questo territorio: la vittoria o la sconfitta varrebbero, come precedente giuridico, anche per tutti i siti che hanno ereditato i rifiuti nucleari (Trino, Saluggia, Caorso, Sessa Aurunca, Latina), destinati dal governo a eterni depositi di se stessi. E’ importante per il Piemonte gravato dall’83,5% dei rifiuti radioattivi italiani, in siti inidonei. Soprattutto la vittoria bloccherebbe il piano nucleare del governo, costretto a risolvere il problema delle scorie (deposito nazionale) prima di avventurarsi in nuove centrali. Anche per il frantumato movimento antinucleare italiano sarebbe una occasione di unificazione, per non perdere il referendum. Si perde la guerra se non si combattono tutte le battaglie, a cominciare da quella di Bosco Marengo.
conto corrente bancario, intestato a Medicina Democratica Scrl C/C 10039 ABI 05584 CAB 01708 CIN W Codice IBAN - IT50W0558401708000000010039
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Davide contro Golia, noi contro governo e soci. Dobbiamo tentare di battere la sentenza del Tar che ha ammesso il deposito Sogin a Bosco Marengo (Alessandria) autorizzato dal governo con la complicità di comune, provincia e regione; un deposito di scorie nucleari dichiarato “provvisorio” e nel contempo “a tempo indeterminato”, e che dunque tutti sanno che sarebbe definitivo. Infatti, una volta accettato il deposito locale, il governo non si sentirebbe più costretto a costruire, per legge, il deposito nazionale ultra blindato e sicuro per millenni. Migliaia di fusti radioattivi, sia già stoccati che in arrivo, resterebbero sine die nel più insicuro dei siti e nel più insicuro dei depositi: in mezzo alle città, un semplice capannone pericolosissimo bersaglio per attentati, incendi, terremoti, alluvioni, cadute di aerei e meteoriti, con effetti catastrofici in aria e in acqua per centinaia di migliaia di persone, comprese le generazioni future per centinaia di anni.
Il ricorso pilota di Bosco, per denuclearizzare Alessandria, è importante non solo per questo territorio: la vittoria o la sconfitta varrebbero, come precedente giuridico, anche per tutti i siti che hanno ereditato i rifiuti nucleari (Trino, Saluggia, Caorso, Sessa Aurunca, Latina), destinati dal governo a eterni depositi di se stessi. E’ importante per il Piemonte gravato dall’83,5% dei rifiuti radioattivi italiani, in siti inidonei. Soprattutto la vittoria bloccherebbe il piano nucleare del governo, costretto a risolvere il problema delle scorie (deposito nazionale) prima di avventurarsi in nuove centrali. Anche per il frantumato movimento antinucleare italiano sarebbe una occasione di unificazione, per non perdere il referendum. Si perde la guerra se non si combattono tutte le battaglie, a cominciare da quella di Bosco Marengo.