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Rassegna Stampa

venerdì 12 marzo 2010

Controreplica di Medicina Democratica: L'AVIS Dovrebbe Preoccuparsi e Non Poco

Gent/ma Presidente Avis Comunale
Franca Carnevale
La ringraziamo per la sua sollecita risposta. Però se fossimo in Lei saremmo preoccupati quale presidente comunale dell’AVIS (Associazione volontari italiani del sangue), e come Direttivo, tanto da estendere l’allarme anche alle altre AVIS non solo della provincia. Perché il modulo di autocertificazione che viene chiesto di sottoscrivere al donatore è intestato proprio all’AVIS di Alessandria. In tale modulo, fatto firmare dal Centro trasfusionale dell’Ospedale di Alessandria, ad esempio, non viene chiesto il luogo di lavoro presente o passato del donatore, tanto meno se la sua azienda è a rischio o ad alto rischio, ancor meno quali sostanze a rischio potrebbero essere nel suo sangue e che andrebbero verificate se presenti nel suo sangue. Nella fattispecie Solvay di Spinetta Marengo: il Centro trasfusionale di Alessandria, tramite il Suo modulo, non chiede non dico la documentazione (per quanto improbante) ma neppure l’autocertificazione che il sangue donato non contenga PFOA, acido perfluorottanoico, sostanza che è pericolosa e messa al bando nel mondo, perché tossica/cancerogena/mutagena/teratogena secondo gli studi internazionali e come documentato alla Procura della Repubblica di Alessandria , pericolosa addirittura nell’acqua dei fiumi e nell’alimentazione ittica. Si figuri Lei nella trasfusione di sangue! Il PFOA è sostanza che non esiste in natura: la sua presenza nel sangue deve essere uguale a zero. Così non è: come attestato anche dai laboratori tedeschi, da Lei impropriamente citati.
Che Lei, come presidente dell’AVIS, non fosse al corrente di quanto sopra, come invece lo sono sindaco/Asl/Arpa, è compatibile. Ma ora è anche Lei informata dei fatti . Quindi è Suo interesse intervenire.
A noi hanno terrorizzato le anonime dichiarazioni del Centro trasfusionale dell’ospedale di Alessandria (Il Piccolo, 10/3/10). Non ci risulta infatti che tale struttura pubblica effettui esami preventivi per rilevare la presenza di questa pericolosa sostanza: analisi speciali che pochissimi laboratori in Italia sono in grado di eseguire in termini scientificamente attendibili, tant’è che ai numerosi lavoratori e pensionati che ci fanno richiesta ne forniamo appena due indirizzi. Non ci risulta che nessuna struttura pubblica chieda ai donatori Solvay una documentazione attestante l’assenza di PFOA nel sangue. Comunque non ci parrebbe deontologicamente corretto affidarsi all’attendibilità di una ditta privata, peraltro inquisita. Non può essere l’azienda ad alto rischio a dichiarare l’idoneità dei propri dipendenti ed ex, ai quali peraltro rifiuta la consegna dei documenti sanitari. Riteniamo perciò che tutto il sangue dei donatori Solvay, occupati e pensionati, debba essere sottoposto ad esami specifici e certificato presso istituti di garanzia pubblica.
Gradisca i nostri saluti.